Ciclismo, brava gente: Un secolo di pedali e passioni raccontato in presa diretta (Italian Edition) by Alfredo Martini

Ciclismo, brava gente: Un secolo di pedali e passioni raccontato in presa diretta (Italian Edition) by Alfredo Martini

autore:Alfredo Martini [Martini, Alfredo]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2020-04-16T04:00:00+00:00


Il coraggio

Quando sei di fronte a un incidente l’impressione è grande, ma sei così preso dalla gara che lì per lì non ci pensi, semmai ci pensi dopo. Nel momento cruento non ti soffermi troppo a riflettere, devi pensare alla gara e a quello che puoi fare.

A me è successo una volta nel Giro di Svizzera, io ero quinto o sesto e si scendeva giù per una discesa, la strada era bella, però si doveva entrare in una galleria e lì trovai delle motociclette e delle auto ferme perché era caduto Deporter che poi morì, un belga.

Un ciclista non pensa mai alle cadute, non potrebbe, anche se ti viene in mente dura due secondi, non ci si può soffermare.

Quando all’arrivo sapemmo della morte di Deporter il dispiacere colpì tutti noi e sul gruppo calò un velo di tristezza. Sono cose che tolgono entusiasmo è innegabile, pensi alle conseguenze, alla sua famiglia.

Però gli organizzatori riavviano la macchina della corsa e si riparte, con il dolore dentro, però mai come può accadere nella vita di tutti i giorni.

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I miei corridori? Caduti e ricoverati all’ospedale sì, ma morti mai. Ricordo a una Tirreno-Adriatico degli anni Settanta con la Ferretti, caddero tre corridori e due erano della mia squadra, Rossetto e Brazzo, quest’ultimo ha avuto le braccia e le gambe rotte, è stato mesi e mesi in convalescenza, fu trasportato al Rizzoli di Bologna dopo essere stato all’ospedale di Chieti e io andavo quasi tutti i giorni a trovarlo, fu molto doloroso, però chi sceglie di fare il corridore sa anche che certe cose possono accadere.

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I più coraggiosi? Certamente Magni, Nencini, Koblet, questi erano spericolati anche in discesa, ricordo una caduta di Koblet in una tappa del Giro d’Italia, a Roccaraso, in discesa, è entrato in un gorello al di là della strada e non riusciva a venirne fuori, alla fine è caduto, si è rialzato, gli fasciarono la testa e finì la tappa ugualmente bene.

Il corridore è un atleta ben preparato, sotto l’aspetto psicofisico. Molto è credere in quello che hai scelto di fare. Bisogna crederci profondamente, il sacrificio è tanto ma non lo devi sentire come tale, l’entusiasmo deve essere superiore alle rinunce da compiere, almeno un gradino sopra.

Quando non senti più le gambe sono la testa e la convinzione di avere fatto tutto quello che dovevi fare che ti portano avanti, convinto di essere ben preparato, se hai coscienza della preparazione che hai fatto, del sacrificio che hai compiuto, allora nel momento difficile superi te stesso, se invece non hai fatto ciò che dovevi, nel momento clou cedi, perché ti nascondi dietro le cose che avresti dovuto fare e non hai fatto.



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